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ROGOREDO, DE CORATO: LETTERA APERTA SULL' AVVENIRE  DI DON CHINO PEZZOLI SU " BOSCHETTO&quo

La lettera del Sacerdote Don Chino Pezzoli al Ministro Salvini, apparsa oggi su Avvenire, è un ammonimento a tutti coloro che fino ad ora non hanno in alcun modo risolto il problema del Bosco della Droga di Rogoredo. Quello che descrive il fondatore di “Comunità Promozione Umana” è l’inferno dantesco. Genitori che vanno a riprendere i figli di 15 anni, tossicodipendenti, sdraiati ai margini del boschetto con la siringa in mano. Ragazzine che si prostituiscono per una dose venduta a pochi euro. Alcuni pendolari che la mattina vanno a Mantova dalla Stazione di Rogoredo mi hanno descritto il vagare di zombie nelle carrozze che chiedono soldi per comprarsi la dose all’interno del boschetto. Una situazione che dovrebbe scuotere le coscienze, ma purtroppo fino ad adesso ancora poco è stato fatto. Milano ha una cicatrice che sanguina continuamente. Ad oggi, a parte qualche spacciatore arrestato, quali misure sono state messe in campo? La recinzione non c’è, le telecamere nemmeno, il disboscamento non è mai partito. Insomma tutto è come prima e i giovani continuano a morire e insieme al dolore delle loro le famiglie. Il Ministro dell’Interno lo ha detto: esiste un’emergenza droga in Italia! La generazione dei Millennial avrà impresso il ricordo di un periodo paragonabile agli anni 80, unica differenza rispetto ad allora è che la droga era più costosa e non era così semplice reperirla. Continuo a ripeterlo: tempo fa il parco delle Cave era nella medesima situazione. Allora ci sedemmo intorno a un tavolo e risolvemmo il problema decidendo di videosorvegliarlo. Perché oggi è così difficile? Quale strategia c’è dietro a questa inerzia? Come politici e come genitori dobbiamo fare di più! Oggi altri ragazzi andranno a comprare la loro dose di stupefacenti a Rogoredo, qualche altra ragazza si prostituirà e magari rimarrà incinta partorendo poi, come successo poco tempo fa, proprio lì fra sterpaglie e siringhe. Tutto questo nella piena indifferenza di una città che continua a rincorrere primati illusori di “città vivibile”.

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